Un “Segno” del destino

L’Università per me è stata una sorta di salto nel vuoto, non tanto dal punto di vista delle conoscenze in quanto le lingue e la comunicazione in generale sono sempre state di mio interesse, ma riguardo molte materie del mio corso che, in tutta onestà, non sapevo cosa trattassero prima di iniziare a frequentare le lezioni.

Semiotica fu l’esempio più significativo, dalla mia ignoranza leggendo “lo studio dei segni” pensai che la materia trattasse il linguaggio dei segni utilizzato con le persone sordomute, ma non potevo essere più distante, infatti la semiotica studia l’utilizzo e la rappresentazione dei diversi segni nel mondo e come comunichino significato (prof spero di averlo detto bene).

La materia è molto tosta, 9 CFU non sono mai regalati, ma ben presto iniziai ad appassionarmici, merito soprattutto del professore, il quale fu solito fare lezione con leggerezza ma soprattutto professionalità, non mancarono infatti battute o piccole prese in giro bonarie per noi studenti da parte sua, ma il clima fu molto positivo.

La prova in itinere andò bene, ricordo che fece molto freddo, essendo una mattinata di dicembre, ma nonostante le ansie e paranoie io e i miei colleghi la passammo quasi tutti.

Arrivò la sessione, il giorno del fatidico esame mi ricordo che mi sentii male, un gran mal di pancia, ma dopo una bella strigliata decisi comunque di andarci, ci volle un po’ prima del mio turno, ricordo che molti studenti ripassando parlarono di argomenti che non avevo mai sentito, che ansia.

Arrivò il mio turno, iniziai un po’ balbettando, tra freddo e mal di pancia ero a mezzo regime, il prof cercò di mettermi a mio agio e proseguii l’esame, per me il tempo passò alla velocità della luce e in un batter d’occhio ero già fuori, il prof mi fece i complimenti e ricevetti il primo 30 della mia carriera universitaria.

Ho sempre pensato che un voto fosse solo un voto (e lo penso ancora di base) ma iniziare in quel modo mi diede veramente la spinta a fare di più e far sbocciare la mia creatività.

Qualcosa che vedevo come un ostacolo mi dette una grande gioia, e mi servì da lancio per la prima sessione.

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